Il volo dell’aquila

 

Il volo dell’aquila: tre uscite consecutive ed altrettanti avvistamenti della regina dei cieli. Non so se sia dovuto al fatto che aspettando Elena ho più tempo per guardarmi in giro, ma tre avvistamenti così sono sicuramente particolari ed ognuno assolutamente diverso.

Il primo avvistamento il pomeriggio di ferragosto sul Latemar, dalle parti del bivacco omonimo. Poche persone: un gruppetto di ragazzi intenzionati a fermarsi per la notte ed un paio di famiglie. Noi siamo partiti a metà mattina da Forno di Moena, abbiamo percorso il sentiero delle Bore e poi su, per la Val Sorda, fino a quota 2365. Dopo la sosta al bivacco, ripartiamo in direzione del rifugio Torre di Pisa; poco oltre si vede, in direzione opposta, un uccello con qualcosa in bocca che gira oltre la parete verticale della montagna. Nello stesso momento sulla roccia si vede l’ombra di un altro uccello ed è un attimo scorgere che sono una coppia: una è diretta probabilmente al nido oltre le creste delle Torri del Latemar con la sua preda, l’altra inizia a portarsi in quota. E’ un alzarsi costante e continuo in un disegno elicoidale in senso antiorario, elegante, con una leggerezza sconcertante. Diventa un puntino nel cielo limpido, è sicuramente oltre i 3000 metri, e poi inizia a volare ad una velocità impressionante in direzione del Lagorai: scende velocissima e risale di poco, scende ancora velocissima e risale, quasi a rallentare, come stesse cavalcando le onde del vento. Poi non la vediamo più.

schema volo dell'aquila
schema di volo

Secondo avvistamento, sempre in pomeriggio, due giorni dopo, nel gruppo della Marmolada. Partiamo dal Passo S. Pellegrino in direzione Fuciade e poi su, per la Val di Tas-cia fino alla forcella Laghet. Stambecchi si muovono lenti sulle cengie di Cima Uomo. Ridiscendiamo il lungo canalone su ghiaia, galleggiandovi sopra e risaliamo -con la voglia di scendere ancora galleggiando- al passo delle Cirelle. Decidiamo di proseguire ancora un po’ in direzione del passo Ombretola e saliamo una delle anticime. Saranno le 15.30, nel cielo si scorge la sagoma del volo elegante di un’aquila; la vediamo per un po’ e poi sparisce dietro le nuvole che coprono la vista di Punta Penia. Non c’è anima viva in mezzo ad un paesaggio che sembra lunare. Poi scendiamo verso il punto di partenza. Alla sera sentiamo la notizia che un aereo si è schiantato intorno alle 16.00 poco sotto il passo Ombretola. Ripensiamo così al volo dell’aquila ed alle quattro anime portate via dal vento.

Terzo avvistamento sul Lagorai, ancora di pomeriggio. Partenza dopo la pioggia da Malga Vernera in direzione della cima Fregasoga. Non c’è nessuno in giro e l’unico incontro è con tre camosci che tagliano orizzontalmente il crudo vallone che conduce alla cima. Davanti un adulto, in mezzo un piccolo e dietro un altro adulto. Dopo il freddo della cima scendiamo in direzione del passo Fregasoga e quindi in direzione del punto di partenza. Si sente il gracchiare di un corvo e alzando lo sguardo verso il cielo a tratti ingombro di minacciose nubi, si vedono due uccelli. Uno, grande almeno il doppio dell’altro, ruota a spirale delicatamente portandosi in alto; l’altro, il corvo, gli si avvicina minaccioso per farlo allontanare. Sulle pedici del monte Croce un gregge di pecore fa cadere di tanto in tanto qualche pietra e pensiamo che sia tra loro l’obiettivo dell’aquila. Ad una prima impressione, quella tra il corvo e l’aquila pare una battaglia impari, ma dopo alcuni attacchi e probabilmente l’alta quota raggiunta, l’aquila si lancia in picchiata….in direzione opposta. Dove? Non lo sapremo mai!

Un commento

  1. invidia. bello

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